Roberto Ceravolo, un ingegnere di Milano, si è recentemente trasferito a Pizzo Calabro, una città situata nella regione della Calabria, nel sud dell’Italia. Da qui, sta lavorando in smart working da circa tre settimane. Il termine “smart working” si riferisce alla pratica di lavorare da remoto, consentendo ai dipendenti di svolgere le proprie mansioni lavorative da casa o da un’altra località al di fuori dell’ufficio tradizionale. Questa forma di lavoro flessibile è diventata particolarmente rilevante durante la pandemia di Covid-19, poiché molte aziende hanno adottato il lavoro a distanza come misura precauzionale per la salute dei dipendenti. In questo caso, Ceravolo ha deciso di sfruttare la possibilità di lavorare da remoto per trasferirsi in una località più tranquilla e godere di un ambiente di vita migliore.
L’ascesa del lavoro da remoto
L’uso del lavoro da remoto è sempre più diffuso tra le aziende italiane, specialmente tra i millennials. Per molti dipendenti, lavorare da remoto offre vantaggi significativi, come una maggiore flessibilità nel programmare le proprie giornate lavorative e la possibilità di evitare il traffico e il caos delle grandi città. Tuttavia, secondo la ricerca di Asus Business, ci sono anche aspetti negativi da considerare. Il 70% dei dipendenti intervistati ha dichiarato che lavorare da casa ha comportato un peggioramento della propria condizione all’interno dell’azienda. Questo potrebbe essere attribuito alla mancanza di interazione sociale con i colleghi, alla difficoltà di mantenere un equilibrio tra vita professionale e personale e alla mancanza di strumenti e risorse adeguati per lavorare da casa.
Un ritorno alle regole pre-Covid?
Con l’andamento della pandemia che sembra lentamente migliorare e l’aumento delle persone vaccinate, molte aziende stanno considerando la possibilità di tornare alle regole pre-Covid per il lavoro in ufficio. Tuttavia, l’esperienza di lavorare da remoto durante la pandemia ha cambiato la prospettiva di molti dipendenti e datori di lavoro. Molti hanno sperimentato la comodità e la produttività del lavoro da remoto e potrebbero essere riluttanti a tornare a un modello di lavoro tradizionale. Ciò solleva importanti domande sul futuro del lavoro e su come saranno bilanciate le esigenze dei dipendenti e dei datori di lavoro.
Risultati della ricerca di Asus Business: “Per 7 dipendenti su 10 lavorare da casa comporta un peggioramento della propria condizione all’interno dell’azienda.”
- Roberto Ceravolo, un ingegnere di Milano, ha iniziato a lavorare in smart working da Pizzo Calabro.
- Il lavoro da remoto è sempre più comune nelle aziende italiane.
- La ricerca di Asus Business rivela che per il 70% dei dipendenti lavorare da casa comporta un peggioramento della propria condizione aziendale.
- L’esperienza della pandemia ha cambiato la prospettiva sul lavoro da remoto.
- Molte aziende stanno considerando un ritorno alle regole pre-Covid per il lavoro in ufficio.