L’ad di Poste Italiane, Matteo Del Fante, è stato protagonista di un’audizione presso la commissione Trasporti della Camera per discutere sulla privatizzazione dell’azienda. Durante l’incontro, i sindacati hanno protestato contro la chiusura degli sportelli in tutta Italia e hanno sollevato preoccupazione per l’abnorme uso di contratti a termine. In particolare, il segretario regionale della Cisl Poste ha espresso preoccupazione per il destino dei 329 uffici presenti nell’Isola. Durante l’audizione, l’amministratore delegato ha sottolineato che Poste Italiane gestisce ancora 13 mila uffici postali e gestisce un volume di 580 miliardi di corrispondenza. La privatizzazione dell’azienda rappresenta dunque un tema di grande rilevanza per il futuro dei servizi postali in Italia.
Proteste dei sindacati contro la chiusura degli sportelli
Durante l’audizione, i sindacati hanno espresso il loro scontento per la chiusura degli sportelli postali in tutto il Paese. I rappresentanti sindacali hanno denunciato l’uso eccessivo di contratti a termine, che rende precaria la situazione lavorativa dei dipendenti. In particolare, il segretario regionale della Cisl Poste ha manifestato preoccupazione per i 329 uffici presenti in Sardegna, temendo possibili conseguenze negative per l’occupazione nella regione. La protesta dei sindacati evidenzia la preoccupazione per il futuro delle poste italiane e per le condizioni di lavoro dei dipendenti.
Il ruolo di Poste Italiane nel settore logistico e finanziario
Poste Italiane sta assumendo un ruolo sempre più rilevante nel settore logistico e finanziario. L’azienda si occupa non solo della consegna della corrispondenza, ma offre anche servizi di risparmio e assicurazioni. Questi settori rappresentano delle vere e proprie punte di diamante per l’azienda, che riesce a fornire una vasta gamma di servizi ai suoi clienti. Grazie alla sua capillare rete di uffici postali, Poste Italiane riesce a garantire una copertura su tutto il territorio nazionale, rendendosi un punto di riferimento per la popolazione italiana.
“Ciascun italiano riceve una corrispondenza ogni 10 giorni. La rete di Poste per questo servizio conta in totale…” – Matteo Del Fante, ad di Poste Italiane
Encontro tra il presidente Anci Abruzzo e i rappresentanti sindacali
Il presidente Anci Abruzzo, Gianguido D’Alberto, ha incontrato i rappresentanti sindacali di Slp Cisl, Slc Cgil e Uil Poste per discutere dei problemi legati alla situazione attuale dell’azienda. Durante l’incontro, sono state affrontate tematiche come la chiusura degli sportelli e l’utilizzo dei contratti a termine. L’obiettivo del confronto è stato quello di trovare soluzioni condivise per garantire una stabilità nel settore postale e tutelare le condizioni di lavoro dei dipendenti.
Sciopero nazionale in Poste Italiane il 21 marzo 2024
È stato annunciato uno sciopero nazionale in Poste Italiane per l’intera giornata del 21 marzo 2024. Lo sciopero è stato organizzato per protestare contro l’ulteriore tranche di privatizzazione dell’azienda. I sindacati, attraverso questa forma di protesta, cercano di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’impatto della privatizzazione sul futuro delle poste italiane e sui diritti dei lavoratori.
- L’ad di Poste Italiane, Matteo Del Fante, è stato protagonista di un’audizione presso la commissione Trasporti della Camera per discutere sulla privatizzazione dell’azienda.
- I sindacati hanno protestato contro la chiusura degli sportelli in tutta Italia e l’abnorme uso di contratti a termine.
- I rappresentanti sindacali hanno espresso preoccupazione per i 329 uffici presenti in Sardegna.
- Poste Italiane gestisce ancora 13 mila uffici postali e gestisce un volume di 580 miliardi di corrispondenza.
- Poste Italiane assume un ruolo sempre più rilevante nel settore logistico e finanziario, offrendo servizi di consegna, risparmio e assicurazioni.
- Il presidente Anci Abruzzo ha incontrato i rappresentanti sindacali per discutere dei problemi legati alla situazione attuale dell’azienda.
- È stato annunciato uno sciopero nazionale in Poste Italiane per protestare contro l’ulteriore tranche di privatizzazione.