Le autorità americane pianificavano di detenere Julian Assange alla frontiera degli Stati Uniti nel luglio del 2010, prima che WikiLeaks rivelasse documenti classificati che avrebbero scosso il mondo diplomatico. Secondo fonti anonime, questa mossa sarebbe stata parte di un piano per incriminare il fondatore di WikiLeaks per spionaggio e smascherare la sua rete di informatori. Il piano di detenzione di Assange è emerso in seguito alla pubblicazione di 2.000 documenti riservati da parte del sito web di assange.
Il piano di detenzione di Julian Assange
Secondo quanto riferito da fonti anonime, nel luglio del 2010, le autorità americane avevano pianificato di detenere Julian Assange alla frontiera degli Stati Uniti. Questa mossa era collegata alla pubblicazione da parte di WikiLeaks di migliaia di documenti riservati, inclusi i cosiddetti “Documenti di guerra” che avevano rivelato informazioni sensibili sul coinvolgimento delle forze statunitensi in Afghanistan e Iraq. L’obiettivo principale era incriminare Assange per spionaggio e smascherare la sua rete di informatori.
Il piano di detenzione di Assange avrebbe coinvolto l’uso del diritto migratorio per sostenere l’accusa di spionaggio, consentendo alle autorità americane di arrestarlo alla frontiera. In questo modo, le autorità avrebbero evitato le implicazioni di una richiesta di estradizione dall’estero. Gli obiettivi di questo piano sembrerebbero essere stati sia di indurre Assange a rivelare più informazioni sulla sua rete di informatori, sia di punirlo per la divulgazione di documenti governativi riservati.
Reazioni e implicazioni
Questa rivelazione solleva importanti questioni sulla libertà di stampa e di espressione, sia in relazione alle attività di WikiLeaks che al trattamento di Julian Assange. Mentre alcuni sostengono che Assange dovrebbe essere processato per aver divulgato informazioni riservate, altri vedono questa mossa come un attacco alla libertà di stampa e un tentativo di ridurre al silenzio i leakers e i giornalisti investigativi.
Julian Assange è attualmente detenuto nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, nel Regno Unito, in attesa della sua estradizione negli Stati Uniti. La sua difesa ha cercato di opporsi all’estradizione, sottolineando che potrebbe essere soggetto a persecuzioni politiche e a un trattamento inumano se fosse consegnato alle autorità americane.
“Questa rivelazione solleva questioni fondamentali sulla libertà di stampa e di espressione. È cruciale garantire che i giornalisti siano in grado di svolgere il loro ruolo di sorveglianza democratica senza paura di rappresaglie legali o violenza”, ha dichiarato un avvocato dei diritti umani.